giovedì 26 novembre 2015

Che cosa dicono i giornali arabi del terrorismo islamico

Un quotidiano iracheno riflette sulle responsabilità delle società islamiche nel rafforzamento degli estremismi, le dichiarazioni dello sheykh di al-Azhar suscitano reazioni contrastanti

Al-Madâ, quotidiano iracheno di politica, Questo è il nostro terrorismo, noi ne siamo responsabili!, di ‘Adnân Husayn

Lezione in una scuola coranica
“Non possiamo sottrarci alla nostra responsabilità di fronte al terrorismo, a nulla ci servirà cercare delle scuse. Dobbiamo innanzitutto riconoscere la nostra responsabilità e domandare perdono a noi stessi e agli altri per poi correggere la nostra condotta. Non è possibile correggere la nostra condotta senza ripensare completamente e modificare radicalmente i nostri programmi d’insegnamento dalla scuola elementare all'università. Non ci sarà alcun perdono se non rivediamo il modo in cui la religione è presentata nei programmi d’insegnamento nelle università, nelle moschee e nelle husseiniyya [luoghi di culto usati per le cerimonie sciite, ndr], sui canali televisivi e alle stazioni radio. La religione come viene presentata non è una religione di tolleranza, pace, armonia, accordo e reciproca compassione. La religione come viene presentata nei nostri programmi, nelle nostre università, nelle nostre moschee e nelle nostre husseiniyya, alla radio e alla televisione, è una religione barbara che esorta al decapitare, spargere sangue, rubare, usurpare, schiavizzare e violentare. L'altra religione, che alcuni di noi dicono essere la vera religione, non è presente nelle nostre vite. Nella migliore delle ipotesi, la sua voce è tanto fievole da non essere udita da nessuno, soprattutto dalla nuova generazione, esclusa ed emarginata, la cui umanità è compromessa dalla povertà, dalla privazione, dall’assoggettamento, dall’insegnamento e dalle fatwa deliranti”.

Al-Akhbâr, quotidiano libanese, Lo Shaykh di al-Azhar attacca ancora gli sciiti…e i cristiani?!, di Mustafa Shihata

Moschea al-Azhar, Cairo
“Sembrerebbe che lo shaykh di al-Azhar Ahmad al-Tayyib sia indeciso tra uno Stato che auspica il rinnovamento del discorso religioso e un’istituzione salafita che fa l’esatto opposto, visto che gli shaykh e i professori della sua università attaccano tutto ciò che diverge dalla loro dottrina. [..]Quest’ambivalenza è emersa durante la conferenza dal titolo ‘Uno sguardo sull’invito a rinnovare il discorso religioso e smantellare l’ideologia estremista’, che si è tenuta nella città di Luxor, a sud del Cairo, nei giorni scorsi. […].Nel discorso di apertura al-Tayyib ha detto che i musulmani, ‘ispirandosi al nobile Corano, hanno prodotto una grande civiltà di cui hanno beneficiato i popoli orientali e occidentali, a differenza della civiltà occidentale, che è stata colta dalla fragilità e dalle divisioni quando nel Medio Evo ha issato la bandiera della religione, mentre quando si è ribellata alla religione e le ha voltato le spalle si è sviluppata ed è fiorita.’ […] Ha inoltre aggiunto che ‘è storicamente dimostrato che i musulmani hanno prodotto delle eresie (ibda‘û) quando hanno voltato le spalle al Corano e alla Sunna, e il loro regresso è imputabile all’allontanamento dalle fonti di forza, insite nella religione islamica”.

Al-Masrî al-Yaum, quotidiano egiziano liberale, Lo shaykh di al-Azhar: inviare le delegazioni nel mondo per far conoscere il vero Islam, di Redazione

Ahmad al-Tayyib, shaykh di al-Azhar
Lo Shaykh di al-Azhar Ahmad Al-Tayyib ha dichiarato che invierà “alcune delegazioni di al-Azhar nel mondo per insegnare il vero Islam e neutralizzare il pensiero deviante […]”. Ha inoltre aggiunto che “il terrorismo è una malattia del pensiero e dello spirito, costantemente alla ricerca di giustificazioni nei passaggi oscuri dei testi religiosi. Ha specificato inoltre che le cause del terrorismo non sono imputabili esclusivamente alla deviazione nelle religioni. Spesso infatti il terrorismo esce dal mantello delle dottrine sociali, economiche e perfino politiche. Sono migliaia se non addirittura milioni le vittime dei conflitti e delle guerre fra quelle dottrine e filosofie materialiste, che nulla hanno a che vedere con la religione”.

Al-Hayât, quotidiano panarabo con sede a Londra, Reazioni arabe al terrorismo, di Muhammad Haddad


Sala da spettacolo Bataclan, Parigi
“C'è qualcosa di innaturale nel rapporto che alcuni arabi hanno con il terrorismo e nelle loro reazioni agli attacchi terroristici. Non intendo qui le posizioni ufficiali e quelle dei giornali noti, ma le posizioni spontanee espresse sui social network, che sono anche le posizioni più credibili ed esprimono l’opinione delle società. […] I cittadini francesi che sono stati uccisi o feriti il 13 novembre avevano forse qualche responsabile in ciò che sta accadendo in Siria o avevano forse qualche rapporto con Bashar al-Assad o con Isis? L’esercito francese è lì per sostenere una delle due parti che stanno uccidendo il popolo siriano oppure è lì per cercare di scongiurare il peggio? […] Se l’Occidente non interviene è accusato di essere insensibile alla tragedia dei popoli arabi, e se interviene si dice che il terrorismo è la giusta pena per l’intromissione da parte occidentale nelle questioni arabe. Non siamo forse noi arabi a non sapere che cosa vogliamo?”

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