Recensione di David Bénichou, Farhad
Khosrokhavar, Philippe Migaux, Le jihadisme. Le comprendre pour mieux le combattre, Plon, Paris 2015
Le
jihadisme. Le comprendre pour mieux le combattre è un
libro scritto a tre mani destinato a un pubblico generalista nel tentativo di
offrire alcune coordinate che consentano ai cittadini europei di comprendere il
fenomeno del jihadismo su tre livelli: storico, sociologico e giuridico. Philippe
Migaux, esperto di sicurezza internazionale, offre una panoramica sulle origini
storiche dell’ideologia jihadista, definita l’ultimo totalitarismo del XX
secolo, e sul nuovo tipo di terrorismo che esso ha generato, ben diverso –
tiene a precisare fin dalle prime pagine del libro – dal terrorismo
rivoluzionario, che punta a cambiare radicalmente la forma di uno Stato (le
Brigate Rosse nell’Italia degli anni ’70), dal terrorismo di liberazione, che
reclama l’indipendenza di una parte del territorio dallo Stato (il Fronte di
liberazione nazionale corso) o ancora dal terrorismo di Stato, che sostiene con
mezzi illegali la diplomazia del governo (Siria, Iraq, Libia prima della
guerra).
Migaux
ripercorre brevemente le tappe della formazione del pensiero jihadista, dalla nascita
del salafismo con Ibn Taymiyya (m. 1328) alla comparsa del wahhabismo
teorizzato da Ibn ‘Abd al-Wahhāb (m. 1792) fino all’apparizione dei Fratelli
musulmani in Egitto nel 1928, la cui elaborazione di un sistema globale fondato
sulla religione avrebbe silenziosamente contribuito a modellare la pericolosa ideologia
dello Stato Islamico. «Dio è il nostro obbiettivo, il messaggero di Dio la
nostra guida, il Corano la nostra Costituzione, il jihad la nostra via […]»,
diceva Hassan al-Banna, fondatore della Fratellanza. Il pensiero politico di
quest’ultimo, che ancora non prevedeva la lotta armata, fu successivamente radicalizzato
da Sayyid Qutb il quale riattivò la nozione di jāhiliyya, l’ignoranza preislamica, applicandola alle
società non islamiche o rette da governanti empi che era lecito combattere fino
all’effusione del sangue, e la pratica del jihad per consentire all’Islam –
spiega Migaux – di assicurarsi la leadership dell’umanità. A questo breve
excursus storico segue un’utile panoramica sull’evoluzione della strategia
jihadista.
Dalla
dimensione storica del fenomeno si passa a quella sociologica, antropologica e
psicologica con il contributo di Farhad Khosrokhavar, esperto franco-iraniano
di Islam sciita ed europeo. La sua riflessione verte sul potere attrattivo che il
jihad esercita tra i giovani musulmani in Europa, originando due diverse tipologie
di attori: i giovani socialmente esclusi residenti nelle banlieue
francesi o nei poor districts inglesi da un lato e, sempre più numerosi,
gli adolescenti e i neo-convertiti della classe media. Per Khosrokhavar i
giovani jihadisti europei sono attratti non tanto dall’Islam in sé, quanto da
ciò che esso rappresenta: esso è diventato la «religione degli oppressi, e
attrae tanto i giovani immigrati di seconda, terza o quarta generazione […]
quanto i giovani convertiti della classe media, che trovano nell’Islam radicale
una dimensione anti-imperialista incarnata negli anni ’70 dai movimenti di
sinistra» (p. 269).
Il
volume si chiude con un breve contributo di David Bénichou, giurista e vice-presidente
del polo antiterrorismo del tribunale di Parigi, che affronta i risvolti
giuridici del fatto jihadista, illustrando le 23 misure adottate in Francia nel
2014 per combattere le filiere siriane – rivelatesi evidentemente insufficienti
alla luce degli attentati del 2015 – oltre a diverse altre questioni tra cui il
cyber-terrorismo e la presa di ostaggi. Accanto a parti molto tecniche e
documentate stridono però alcune considerazioni polemiche e provocatorie, che nulla
aggiungono ai contenuti, ma alimentano in senso negativo la riflessione: il
timore che la laïcité francese, conquistata dopo una lunga lotta di
emancipazione dalla Chiesa, possa essere «svenduta alle correnti più estremiste
e minoritarie dell’ultimo dei monoteismi» (p. 330).
Nel complesso tuttavia il
volume è uno strumento utile e di valore per il lettore non specialista che intenda
approfondire un fenomeno che lo riguarda sempre più da vicino.
[Recensione pubblicata su Oasis n. 23 (giugno 2016)]
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