Un lungo comunicato del
leader di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, esorta i qaedisti che stanno
combattendo il loro jihad in Iraq e in Siria a diffidare della miscredente Arabia
Saudita, colpevole di aver instaurato relazioni diplomatiche
con l’Occidente a scapito del Regno, aver tradito Osama bin Laden consegnandolo
agli americani, dato rifugio ai premier arabi destituiti a seguito delle
“primavere arabe”, ed essersi schierata contro il terrorismo jihadista.
Ma l’Arabia Saudita non è l’unico bersaglio del leader di al-Qaeda;
la lettera diventa infatti un’occasione per colpire i “fanatici takfiristi”
dello Stato Islamico, che strumentalizzano il takfîr per mettere in cattiva
luce i “rivali” qaedisti.
Qui sotto la
traduzione parziale del documento.
Clicca qui per consultare il testo originale in arabo.
Il Levante è
affidato ai vostri colli
[...] Fratelli
miei, musulmani e combattenti, tutti hanno seguito la recente conferenza di
Riyadh e la successiva dichiarazione dell’Arabia Saudita sulla formazione di un’alleanza
per combattere ciò che essa, nell’interesse dell’America, definisce terrorismo.
Questi sono solo due anelli nella catena dei tentativi dell’Arabia Saudita e
dei suoi simili malvagi di deviare dalla retta via la traiettoria del jihad in
generale, e nel Levante in particolare, affondarlo nella palude dello Stato
nazionale e trasformarlo in un fallimento, esattamente come hanno fatto con quella
che hanno definito “primavera araba”.
Perciò supplico
i miei fratelli che combattono nel Levante di stare in guardia da questo
governo malvagio e non dimenticare la sua storia oscura a servizio dei nemici
dell’Islam.
Fu ‘Abdul ‘Aziz al-Saud a stipulare, nel 1915, il trattato [di Darin, ndt] con la
Gran Bretagna, che nella prima Guerra mondiale scese in campo contro lo Stato
ottomano. La Gran Bretagna avrebbe protetto Ibn Saud, che in cambio si
impegnava a non stipulare accordi con nessun altro governo straniero. Il trattato mirava a colpire lo Stato ottomano.
Quando nel 1936
scoppiò la grande rivolta in Palestina, ‘Abd al-‘Azîz al-Sa‘ûd inviò i suoi due
figli a guidare gli insorti e, insieme a re Ghazi e il principe ‘Abdallah, rilasciò
la seguente celebre dichiarazione: “Abbiamo già sofferto molto per la situazione in
Palestina e, in accordo con i nostri fratelli, i re degli arabi e il principe
‘Abdallah, vi esortiamo a restare in pace e risparmiare le vite, fidandovi delle
buone intenzioni del governo britannico, nostro amico, del suo desiderio dichiarato
di realizzare la giustizia, e del nostro aiuto”. Così i
Palestinesi si sottomisero e la rivoluzione si spense.
Il Presidente Roosevelt e il Re Abdul 'Aziz al-Saud |
Poi il governo
saudita orchestrò l’uccisione dello shaykh
Osama in Pakistan, il quale però riuscì a fuggire in Sudan. A quel punto
l’Arabia Saudita fece pressioni al Sudan perché allontanasse lo shaykh Osama e i suoi fratelli. Allora
Osama andò ospite da Yunis Khâlis a Jalalabad, e l’Arabia Saudita chiese a
quest’ultimo di allontanarlo. Le stesse richieste – di allontanare Osama e i
suoi fratelli o consegnarli all’America – l’Arabia le presentò anche all’emirato
islamico finché l’ordine dell’audace Turki al-Faysal giunse a Qandahar al
mullah Muhammad ‘Umar, a cui fu chiesto di consegnare Osama bin Laden – Dio ha avuto
misericordia di lui – e i suoi fratelli. Il mullah allora lo allontanò rivolgendogli
parole dolorose.
Quando in Sudan
scoppiò la guerra civile, l’Arabia Saudita fornì armi a John Garang e lo stesso
fece con i comunisti nello Yemen meridionale.
Re Fahd e
successivamente ‘Abdullah si fecero promotori delle loro imprese malvage e
riconobbero a Israele il diritto di occupare le terre prese prima del ’67.
Dall’Arabia
Saudita partivano gli aerei crociati che colpivano l’Iraq e l’Afghanistan, e
che oggi colpiscono il Levante e l’Iraq.
Quando scoppiarono
le rivoluzioni dei popoli arabi, l’Arabia Saudita accolse Zayn al-‘Abidin bin
‘Ali, incaricò ‘Abd Rabbih Mansur Hadi, vice del [presidente] destituito, di
prendere il posto di quest’ultimo, e sostenne al-Sisi nel rovesciamento dei
Fratelli. Oggi l’Arabia Saudita continua a esercitare questo ruolo malvagio
contro il jihad e i mujahidin.
Oggi l’Arabia
Saudita vuole a suscitare la sedizione (fitna) fra i mujahidin del
Levante e giocare lo stesso ruolo malvagio in Afghanistan, nella speranza che le
file jihadiste si disintegrino e figure come quelle di Mujaddidi, ‘Abd Rabbih Mansur
Hadi, al-Sisi e Beji Caid Essebsi assumano il potere nel Levante, agendo in difesa
degli interessi dell’America e della sicurezza di Israele.
O voi mujahidin
del Levante, le esperienze e la storia vi insegnano che l’Arabia Saudita non
punterà ad altro che a distruggere il Levante, salvaguardare la sicurezza di
Israele e abortire qualsiasi tentativo di costituire un potere islamico nel
Levante. State in guardia dall’Arabia Saudita, dai suoi complotti e dalle sue
conferenze. […]
L’Arabia
Saudita non vi darà libertà, né dignità né onore perché non può darvi ciò che
non ha. Oggi l’Arabia
Saudita e i suoi simili sono strumenti dell’Occidente crociato per l’istituzione
nel nostro mondo arabo-islamico dello Stato laico nazionale (dawla ‘almâniyya
wataniyya), assoggettato alla legge internazionale. Perciò ciascun mujahid
deve stare in guardia da espressioni quali “Stato civile e plurale” con le
quali i laici intendono dei significati ben precisi, che portano al rifiuto della
religione, al dominio delle passioni umane e alla sottomissione al piacere e al
profitto, riferimento del mondo contemporaneo.
Fratelli miei
che combattete nel Levante e in ogni luogo, il nobile Corano ha definito
l’obbiettivo del jihad in questi termini: “Combatteteli finché non ci sarà più
discordia e il culto sia interamente reso a Dio” (8,39), mentre il Profeta, la
preghiera e la pace siano su di lui, disse: “Chi combatte ed esclama a gran
voce la parola Allah, costui è sulla via di Dio”. Il nostro jihad e il nostro
sforzo devono essere volti a costituire lo Stato musulmano in cui viga la
sharia, che non riconosca i confini nazionali né le distinzioni etniche, e che
creda nell’unità delle terre islamiche e nella fratellanza dei credenti.
Militanti di Jabhat al-Nusra, movimento affiliato ad al-Qaida, in Siria |
Perciò coloro
che emigrano nel Levante o verso qualsiasi altro fronte jihadista non possono
essere definiti stranieri poiché essi sono fratelli nella fede e nella dottrina
e sacrificano la loro vita per far trionfare la religione di Dio. Perciò volerli
espellere dal Levante o da qualsiasi altra terra islamica contraddice evidentemente
le prescrizioni dell’Islam. Il Profeta, la preghiera e la pace siano su di lui,
definì il Levante “il cuore della terra dei credenti”.
Fratello mio,
che combatti nel Levante e nelle altre terre islamiche, diffida, diffida e
diffida dal sacrificare te stesso e il tuo denaro, diffida dall’emigrare, dall’abbandonare
la tua patria e la tua famiglia, e dal trascorrere la tua vita in prigione; i
laici coglieranno i frutti di questi grandi sacrifici come conseguenza delle
contrattazioni dei politici e della loro rinuncia alle costanti della dottrina
e della sharia. La stessa tragedia che viviamo da oltre un secolo si sta
ripetendo, ed è come se non avessimo dedotto nulla da quei drammi e dalla misera
fine di quella che è stata definita la primavera araba.
O voi leoni
dell’Islam nel Levante, di tutte le fazioni di combattenti e di ogni terra
islamica, il Levante è affidato al vostro collo, svuotatelo degli alawiti, dei
laici, dei rafiditi safavidi, difendetelo dagli attacchi dei crociati e non
lasciatelo ai fanatici takifiristi. Questi ultimi hanno accusato di miscredenza
la direzione di al-Qaeda, affermato, mentendo, che nessuno tra coloro che
professa l’unicità di Dio (muwahhidûn)
ha affrontato gli houthi, lanciato ingiurie contro i soldati dell’emirato
islamico definendoli agenti dell’Inter-Services Intelligence, e accusato di
miscredenza buona parte dei mujahidin nel Levante.
Essi sono
coloro che rifiutano l’autorità della sharia quando la maggior parte dei mujahidin
del Levante la accoglie e, oltre a rifiutarla, hanno preso ad attaccare la
dottrina dei mujahidin che hanno dato le loro vite per difenderne la sovranità.
Questi hanno proclamato un califfato per mezzo di una
dichiarazione di fedeltà (bay‘a) di alcuni sconosciuti,
avvenuta in un luogo e in un momento sconosciuti, a un uomo che non la merita e
che, di fatto, ha ricevuto una dichiarazione di fedeltà per un emirato islamico.
La notizia è stata diffusa da chi non godeva della credibilità necessaria per
diffonderla, tanto sono numerose le menzogne e le diffamazioni di cui è
artefice. […]
Talebani in Afghanistan |
Essi affermano
di seguire le orme dei loro pii antenati malgrado il conflitto con lo shaykh Osama bin Laden, Dio ha avuto
misericordia di Lui – il quale dichiarava che la bay‘a al principe dei credenti, il mullah Muhammad Omar, è la bay‘a suprema e invitava i musulmani a
dichiarargli fedeltà –, e malgrado il conflitto con lo shaykh Abu Hamza al-Muhajir, Dio ha
avuto misericordia di lui, il quale riteneva che chi si chiama fuori dal patto
di fedeltà dopo che il principe dei credenti, il mullah Muhammad Omar, l’ha
riconosciuto, compie un crimine ben più grave della fornicazione e del consumo
di vino. […]
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