Segue la traduzione integrale di un articolo di Ma’mun Fandy da al-Sharq al-Awsat del 29 novembre 2015, in cui l'autore riflette sulla natura dell'estremismo nelle società islamiche e sulle responsabilità degli Stati nel suo rafforzamento
Ogni volta che assistiamo
a un fatto spregevole come i fatti dell’11 settembre 2001, i fatti di Londra
del 7 luglio 2005 o i fatti di Parigi, o le teste mozzate sugli schermi
televisivi ci domandiamo (a noi stessi prima che agli altri) se la nostra
cultura è estremista per natura o se l’estremismo è un accidente storico nella
cultura araba di cui è possibile cambiare la traiettoria. Se fosse così, quali
sarebbero quei “segnali sulla via”, per riprendere l’espressione di Sayyid
Qutb, in cui abbiamo visto traccia dell’estremismo o di una strage?
L’estremismo è sintomo di una malattia o effetto di una causa? Il fiume
dell’estremismo è alimentato da idee che hanno oltrepassato gli argini riversandosi
su di noi. È possibile costruire una diga come la grande diga di Assuan per arginare
l’estremismo, oppure l’estremismo è un segno del collasso del sistema politico dello
Stato?
Sayyid Qutb (n. 1906, m. 1966) |
È una grande
domanda che dipende dalla specificità di ciascun Stato del mondo arabo, e i
segnali devono essere definiti caso per caso. Ciononostante esistono delle generalità
evidenti, tali non perché riguardino tutti i Paesi, ma perché rivelano delle
comunanze. Nel caso dell’estremismo esiste una linea esplicativa come la teoria
dell’evoluzione di Darwin? E se, analogamente all’essere umano che, da essere
abbietto qual era, si è evoluto e ha attraversato le fasi dell’evoluzione fino
a diventare uomo o raggiungere la posizione eretta, il germe dell’estremismo, generatosi
e sviluppatosi in ambienti diversi, ci avesse condotti all’estremismo globale e
totale in cui ci troviamo ora? O forse ricorda la teoria del paleontologo ed
evoluzionista Stephen Jay Gould, secondo la quale a un’evoluzione segue un disastro
che mette fine a tutte le cose, a cui segue un nuovo inizio? Ciò
significherebbe che non vi è alcuna relazione tra il mondo dei dinosauri e il
mondo delle altre specie animali, e ci consentirebbe di affermare che non vi è alcuna
relazione tra un testo estremista antico e una mente estremista moderna.
Prendiamo il
caso dell’Egitto degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Sicuramente
molti di noi ricorderanno che, nelle loro famiglie, il padre e la madre erano
molto più aperti al mondo rispetto a quanto lo siano oggi i nostri fratelli e
le nostre sorelle, e che la corrente estremista fino agli anni Sessanta era una
corrente minoritaria nella società. Molti ricorderanno anche che il libro di
Taha Hussein “Il futuro della cultura in Egitto”, che invitava gli egiziani a
educare i loro figli e le loro figlie come gli europei educavano i loro, era
molto più celebre del libro di Sayyid Qutb “Le pietre miliari”, che esortava a
costruire una società islamica secondo quello che Sayyid Qutb immaginava essere
l’Islam e il modus vivendi dei primi musulmani. Mentre Taha Hussein
invitava a imitare il mondo europeo, con le sue scuole e le sue università del
tempo, la mente di Sayyid Qutb fuggiva in un passato immaginato e tramandato
attraverso migliaia di intermediari. In verità possiamo dire che questi due
libri rappresentano metaforicamente la battaglia post anni Sessanta tra lo
Stato e la società sullo spirito dell’Egitto.
Da che parte si
sono schierati lo Stato e la società egiziani? Con Taha Hussein o Sayyid Qutb? Quando
le battaglie di Taha Hussein contro la corrente oscurantista divamparono, il
sultano Hussein Kamal si schierò contro la decisione degli estremisti che in
Parlamento volevano annullare la missione di Taha Hussein in Francia nel 1915. Qualche
anno dopo si sarebbe formato il movimento dei Fratelli musulmani a Isma‘iliyya.
Il sostegno che essi non trovarono al centro – al Cairo – lo trovarono
gradualmente nelle periferie. Era il 1928.
La nomina di
Taha Hussein a ministro dell’Istruzione rappresentò simbolicamente la vittoria
della corrente illuminista sulla corrente oscurantista. Basta fare un confronto
tra un ministro dell’Istruzione responsabile dell’educazione dei giovani come
Taha Hussein, e i ministri dell’Istruzione che si susseguirono in Egitto e che
non lasciarono tracce, se non l’introduzione delle battaglie dello Stato e dei
loro problemi personali nei programmi d’insegnamento, ciò che ha condotto al
disastro che vediamo oggi.
Naturalmente
sono molte le ragioni per cui lo Stato si è schierato con Sayyid Qutb a scapito
di Taha Hussein, che auspicava l’illuminismo, e che gli ottusi hanno stigmatizzato
come corrente occidentalizzante. Questo stigma resiste ancora oggi presso molte
correnti della delinquenza politica che guidano la società attraverso l’ignoranza
e l’oscurantismo, col pretesto di preservare l’identità.
Taha Hussein (n. 1889, m. 1973) |
Gradualmente,
in un mondo che manca di legittimità politica e di reciproca intesa tra il
governante e il governato, il governante ha pensato che la strada per raggiungere
un’intesa con la corrente estremista fosse la divisione del lavoro: lo Stato è
del governante, e la società con le sue scuole e università è degli estremisti.
Questo era evidente all’epoca di Hosni Mubarak e più ancora all’epoca di Anwar
al-Sadat, quando tutto ciò ebbe inizio.
Le scuole e le
università furono lasciate in mano agli estremisti, quando negli anni Settanta del
secolo scorso ci si beffava della legge e nessuno protestava. Si pensi a quello
che i giovani della Jama‘at Islamiyya facevano agli studenti. Tutto ciò
accadeva sotto gli occhi della polizia, che non interveniva per proteggere i
cittadini dalla violenza di altri cittadini. La delinquenza e la violenza si
sono fatti scudo della religione. Questo ci induce a pensare che lo Stato e la
politica abbiano fallito, ciò che ha favorito l’estremismo. L’estremismo è
sintomo di una malattia, ovvero del collasso delle istituzioni statali.
Quando viene
meno la legittimità, lo Stato ricorre alle bande di teppisti tra cui gli islamisti
ma non solo. Quando l’agenda di questi ultimi è diversa dall’agenda dei
governanti, i governanti si rivolgono ad altri teppisti che li proteggono dalla
violenza dei teppisti precedenti, come accade nei romanzi di Naguib Mahfuz.
Così gli Stati passano dal sostenere un gruppo di delinquenti facendosi scudo
della religione, a sostenere la delinquenza di altri, che si ammantano di un
falso patriottismo e rappresentano la peggior scempiaggine della società.
Agli islamisti che
si sono impossessati delle scuole, delle università e delle televisioni, si è
sostituita una corrente ignorante fatta di plebaglia e ignoranti. Lo stesso girone
infernale chiuso, in cui non vi è posto per Taha Husseyn. […]
Naturalmente
uno Stato in declino deve avere una stampella alla quale appoggiarsi.
L’estremismo è
una condizione che creiamo noi, sono prese di posizione politiche degli Stati,
ma la miscela di vergogna e paura ci impedisce di proclamare la verità.
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